Due faldoni contenenti documenti e alcuni libri. Parte dei documenti sono stati raccolti e conservati da Matilde Bricchetti Naria, madre di Giuliano.
Documenti personali e processuali e due libri inediti in bozze donati da Sabina Perego.
Un libro inedito in bozza donato da Rosella Simone
Libri donati da Giorgio Moroni
Riordinamento e descrizione di Liliana Sanna e Paola De Ferrari
Biografia di Giuliano Naria, estratto dal saggio di Giorgio Moroni nel libro "Scritture operaie. L'esperienza genovese 1970-2000" edito da Archimovi 2024
Giuliano era nato il 1 febbraio 1947 a Sestri Ponente da Amelio Naria, operaio della San Giorgio, e da Matilde Bricchetti, operaia dell’Ansaldo, entrambi iscritti al Pci. I genitori gli comprano quando è ancora piccolo l’abbonamento a Il Pioniere. Da ragazzo si iscrive alla Fgci. Il 5 luglio 1967 si diploma come Operatore Chimico presso l’Istituto professionale per l’industria e artigianato Piero Gaslini di Genova-Bolzaneto.
Nel 1967 Aderisce alla Federazione marxista-leninista, che poi diventerà Partito rivoluzionario marxista-leninista; successivamente aderisce per un breve periodo all’Unione dei m-l con sede in via dei Gramsci. Dopo il servizio militare prestato nella Brigata di fanteria Trieste a Bologna, il 21 luglio 1970 viene assunto all’Ansaldo Meccanico Nucleare Spa, con la qualifica calderaio. Alla fine del 1970 entra in Lotta Continua. Fa parte della Commissione operaia ed è responsabile del servizio d’ordine di Sampierdarena assieme a Massimo Selis ed Enzo Masini. Alla fine del 1972 esce da Lotta Continua: si mette in luce il Giuliano provocatorio nei confronti del moralismo dei gruppi e del modo tradizionale di fare politica. Nel 1973 scrive “Contro il lavoro”, documento ciclostilato sull’organizzazione del lavoro in fabbrica, la sinistra sindacale, l’inquadramento unico… Tra il 1973 e il 1974 nasce il Collettivo Operaio dell’Ansaldo, che redige il bollettino ciclostilato “Contro il padrone”. Giuliano Naria partecipa alle occupazioni di via Balbi portando un contributo notevole al dibattito politico con un suo documento sulle 150 ore in cui questa tematica viene demistificata con un’analisi che lascia spazio all’ironia. Giuliano è un anomalo esempio di militante con una salda e profonda coscienza di classe ma con una seconda anima che si alterna in lui, finendo con il prevalere, un’anima radicale che esprime autonegazione del suo essere proletario. All’interno dell’Ansaldo Giuliano Naria incrocia due straordinarie figure di operai “diversi”: Vincenzo Guerrazzi e Sergio Benni. Entrambi sono di generazioni precedenti alla sua e dal 1966 al 1968 hanno partecipato con Gianfranco Faina, il comunista eretico per eccellenza a Genova, all’esperienza radicale del Circolo Rosa Luxemburg. Vincenzo Guerrazzi, la sua passione per la scrittura, e la scelta determinata di scrivere come e in quanto operaio, finirà con l’avere una influenza decisiva sulla formazione di Giuliano, a partire dalla cooperazione nella scrittura, con un contributo a sua firma, del notissimo volume Nord e sud uniti nella lotta nonché nella partecipazione alla Fabbrica dei pazzi. Di questo stesso periodo è la stesura di uno straordinario documento intitolato “Io operaio scrivo su Guerrazzi”, una sorta di poetica della scrittura operaia ritrovata nel fondo conservato dalla moglie Sabina.
Nell’agosto del 1974 Naria partecipa al Seminario di fondazione dell’Autonomia operaia presso la facoltà di Scienze politiche a Padova. Nella primavera del 1975 viene licenziato dall’Ansaldo perché accusato di “aver fatto timbrare da un altro il proprio cartellino di presenza”. Il 22 ottobre 1975 le Brigate Rosse sequestrano il dirigente dell’Ansaldo Vincenzo Casabona: verrà liberato cinque ore dopo nella discarica di rifiuti di Recco, incatenato a un albero. L’8 giugno 1976, le Brigate Rosse uccidono in Santa Brigida (una traversa in salita da via Balbi) il giudice Francesco Coco e i suoi agenti di scorta Giovanni Saponara e Antioco Deiana. Due giorni dopo, il 10 giugno 1976, compare nel Corriere Mercantile un articolo dal titolo: “Ecco il volto della belva che ha compiuto il massacro” e accanto una grande foto di Giuliano Naria. Il 27 luglio 1976 Giuliano Naria viene arrestato a Gaby, Pont S. Martin di Aosta, vicino a Saint-Vincent, assieme a Rosella Simone. Al momento dell’arresto è in possesso di una rivoltella, una Colt Detective 38 Special, che non prova nemmeno a usare (verrà condannato per il possesso dell’arma a due anni e due mesi, ridotti a due e condonati in appello). Non si dichiara prigioniero politico, dissociandosi nei fatti dal costume BR. Verrà imputato dell’omicidio del giudice Francesco Coco perché somigliante all'identikit di uno degli attentatori. Rimarrà in prigione per 9 anni e 16 giorni. Negherà sempre ogni responsabilità ma rifiuterà ogni tipo di collaborazione con i giudici. Si farà per intero il “circuito dei camosci”, la rete di carceri speciali di massima sicurezza sparsi per l’Italia. Gli verranno indirizzati altri addebiti giudiziari, a ripetizione. Parteciperà compiutamente al dibattito interno, e attivamente alle rivolte, subendone le conseguenze anche fisiche, senza mai dichiarare o mostrare alcuna appartenenza alle formazioni combattenti.
Nel febbraio 1978 viene pubblicato dal Collettivo editoriale Librirossi il quarto numero de i Quaderni d’informazione politica dedicato al Caso Coco – Processo a Giuliano Naria. L’opuscolo è stato curato dalla sezione Genova della Lega italiana dei diritti dell’uomo.
Nel Febbraio 1980 esce il suo primo libro, scritto in collaborazione con Rosella Simone: L’ORTO DELLE FIABE, Edizioni Senza Galere.
Nel marzo del1980 viene pubblicato il libro L’ultimo processo (Milano Libri edizioni), a cura di Ida Farè e con prefazione di Giorgio Bocca. Si tratta di una controinchiesta in difesa di Naria; i materiali sono stati raccolti da Riccardo Degl’Innocenti, Ambra Caruso e Rosella Simone.
Tra il maggio e il giugno 1980 si costituisce, su impulso di Sergio Spazzali, il Comitato Giuliano Naria.
Nell’ottobre 1980 Naria viene trasferito da Palmi a Trani. Nel dicembre del 1980 partecipa alla rivolta nel carcere di Trani, cui seguirà l’incredibile condanna alla pena di 17,5 anni: lo accusa un agente che in istruttoria dichiara di averlo riconosciuto dalla voce poiché durante la sommossa l’imputato era sempre stato con il volto coperto da un passamontagna, salvo dichiarare in dibattimento di averlo visto a capo scoperto.
Il 19 marzo 1981 partecipa con una lettera/intervento al convegno genovese “Dieci anni di dibattito nella sinistra”.
Il 25 luglio 1983 arriva, da parte della Prima Corte d’Assise di Torino, la prima assoluzione per insufficienza di prove in relazione all’omicidio del giudice Coco e della sua scorta.
Nel novembre 1984 l’ufficio istruzione del Tribunale di Genova lo proscioglie per insufficienza di prove dall’accusa di avere sequestrato l’Ing. Vincenzo Casabona. Lo aveva accusato “de relato” il pentito Carlo Bozzo.
E’ del 13 aprile 1985 la seconda assoluzione con formula ampia, per l’omicidio Coco, da parte della seconda Corte d’Assise e di appello del Tribunale di Torino.
Il 2 giugno 1985, su l’Espresso Alessandro Galante Garrone commenta, citandone letteralmente alcune parti, l’ordinanza della sezione istruttoria della Corte d’appello di Roma che ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari per Giuliano Naria.
Il 10 luglio 1985 la Corte d’Appello di Bari, competente per il ricorso contro la sentenza del Tribunale di Trani che ha condannato GN a 17 anni e mezzo per la rivolta nel supercarcere di Trani del 1980, concede a Giuliano Naria gli arresti domiciliari. Decisive sono state le pressioni del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, dell'allora ministro di Grazia e giustizia Mino Martinazzoli e di altri duecento parlamentari di tutti gli schieramenti. Da anni Naria è ammalato di anoressia mentale, con forte deperimento organico, da un anno a letto nei repartini detenuti delle Molinette di Torino prima e poi di Parma e nuovamente Torino.
Il 13 luglio raggiunge Garlenda dove vivrà con la compagna Rosella Simone; ci rimarranno 3 anni. A Garlenda vanno a vivere anche i genitori entrambi in pensione. Scrive Rosella Simone nell’introduzione alla nuova edizione (2014) de La Casa del nulla: “Lui era diventato un grumo di nervi e una mente addestrata a dominare corpo ed emozioni. E dopo nove anni di galera aveva una sola idea: vivere”. Al termine dei domiciliari, dopo tre anni, si trasferiscono a Milano.
Nell’ Ottobre del 1985, esce il suo secondo volume: I GIARDINI DI ATREBIL Fiabe, quasi fiabe, sogni, racconti – Manifesto libri. Introduzione di Clara Gallini.
Nella quarta di copertina annuncia di aver terminato un romanzo, Quanto resta della notte, che non è mai stato pubblicato, si tratta del primo dei suoi inediti.
Nel novembre del 1985 arriva l’assoluzione della Corte d’Appello di Bari per la rivolta di Trani. Giuliano dichiara a La Repubblica: “questa notizia mi rende giustizia e ha l’effetto di un potente farmaco”.
Nel maggio del 1988 esce LA CASA DEL NULLA (di Giuliano Naria e Rosella Simone), Tullio Pironti editore, che verrà ripubblicato nel 2014 da Milieu edizioni con una nuova introduzione di Rosella Simone. Tra il 1988 e il 1990 scrive assieme a Vincenzo Guerrazzi La voglia gelida, un romanzo rimasto a tutt’oggi inedito. Nella presentazione di quest’ultimo lavoro, che si presenta come pronto per la stampa, annuncia di aver pubblicato per Sensibili alle foglie il romanzo Il condor e il toro, un romanzo che tuttavia non risulta sia stato mai scritto e che non vedrà mai la luce.
Nel 1989 conosce a Milano Sabina Perego, sua futura compagna e moglie. Comincia a scrivere come giornalista finanziario per Milano Finanza e altri periodici con lo pseudonimo di Giuliano Bravo.
Nel marzo del1991 viene pubblicato IN ATTESA DI REATO, Spirali/Vel Milano , uno dei suoi libri migliori…
Nel marzo del 1992 compare tra i redattori della rivista QUETZAL. Per la liberazione dell’America Latina in un appello contro licenziamenti selvaggi all’Alfa di Arese. Diventa amico di Cesare Cavalleri, giornalista (di Avvenire) ed editore cattolico, studioso di Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore de l’Opus Dei. Il 18 maggio 1993 esce su Avvenire l’articolo di Giuliano Naria “Il pueblo della miseria. Ai bordi della capitale l’esempio di una parrocchia-favela autogestita.” con intervista al missionario comboniano padre Fernando Madaschi.
Nel gennaio del 1994 esce la prima edizione del volume SENDERO LUMINOSO – PERU’: TRA L’UTOPIA SOCIALE E L’EGEMONIA DEL SAMURAI Tullio Pironti editore.
Nel 1995 Giuliano Naria si ammala: gli viene diagnosticato un tumore alla bocca che richiede più operazioni alla gola; a Genova è assistito da Sergio Adamoli. In preda a dolori fortissimi, sotto morfina, negli ultimi anni dà sfogo ulteriore alla sua immaginazione e moltiplica le sua attività dedicate alla scrittura, nelle quali riemerge potente il passato militante e carcerario.
Tra il 1995 e il 1997 progetta -o riprogetta- due romanzi: Il Condor e il Toro – Perù: Una repubblica senza cittadini e Hotel Asinara. Del primo, che Naria in una lettera a Riccardo Degl’Innocenti descrive come “un reportage sul Perù di oggi devastato da una terribile guerra eppure ancora vivo, ricco di cultura e umanità”, sono rimasti solo i titoli dei nove capitoli. Del secondo, in altra lettera a Degl’Innocenti, Naria esprime la sua volontà di raccontare l’epopea della rivolta “senza menate ideologiche”. Negli stessi anni conclude la stesura di Lunga primavera (con la dedica “a Riccardo”), un intenso e potente romanzo dalla struttura alquanto articolata, cui non risulta abbia mai accennato nella sua corrispondenza conosciuta. In questa importante opera, riemersa recentemente e anch’essa ad oggi inedita, Giuliano Naria ritorna su alcuni temi che gli sono cari oltre che familiari, quelli della militanza radicale ed estrema degli anni Settanta in Italia.
Il 21 maggio 1997, ormai in imminente pericolo di morte, sposa in ospedale Sabina Perego (nel 1993 c’era stato il divorzio consensuale da Rosella Simone).
Il 27 giugno 1997 muore, assistito dai genitori e dalla moglie Sabina. Era ricoverato all’ottavo piano dell’Istituto italiano Tumori (Milano)..
Nel settembre 1997 esce, postumo, I DURI, Storie, volti, voci del popolo della “mala”, Baldini Castoldi. L’opera è un “omaggio alla cultura dei good fellas (….) prima dell’avvento della legislazione premiale”, scrive Andrea Colombo nella recensione de la Talpa del Manifesto (2 ottobre 1997). Il libro è tuttavia la riproposizione, con qualche taglio, un diverso assemblaggio e alcune modifiche nei nomi, del precedente La casa del nulla, giù uscito nel 1988 a firma di Giuliano Naria e di Rosella Simone.
L’11 marzo 2003 si inaugura a Sestri Ponente, presso la Palazzina Fieschi in via Sestri, una mostra dedicata a Giuliano Naria, organizzata dalla Circoscrizione del Ponente, dall’Associazione Radici con le Ali e dal Comune di Genova. La mostra è inaugurata da Don Andrea Gallo.